La seconda fase del festival è consistita in un evento complesso, che abbiamo definito “mostra aperta”, perché la produzione di quanto è stato esposto è avvenuta contemporaneamente all’allestimento della mostra stessa.
Per mettere in mostra lo scorrere del tempo e descrivere il processo di erosione mnestica che esso porta, la mostra ha essa stessa più il carattere dell’installazione che dell’esposizione. In quanto rappresentazione della sospensione portata dall’incompiutezza, essa diventa un itinerario in progress che comincia come un viaggio attraverso una porta. Simbolicamente, il visitatore è accolto e circondato da vecchie porte: alcune semiaperte, altre chiuse, sbarramenti che precludono la vista, che nascondono qualcosa. La presenza di una porta allude metonimicamente al gesto dell’apertura o della riapertura di un luogo alla comunità cui apparteneva e che, in un modo o nell’altro, l’ha relegato in una dimensione di rifiuto.
Tra queste porte accatastate albergano le opere degli artisti in mostra, tutte accomunate da uno sguardo documentaristico, mai melanconico e allo stesso tempo mai asettico sullo spazio costruito.
L'auditorium San Giuseppe a Conversano, ha ospitato così alcuni lavori grafici di
Beniamino Servino e il risultato delle elaborazioni di quattro artisti sui tre edifici selezionati. L'edificio dell'ex Agenzia enologica è stato oggetto della campagna fotografica di Riccardo Campanale e del video realizzato da
Donatello De Mattia.
Michele Cera ha portato in mostra quattro scatti realizzati all’interno dell’ex G.I.L., mentre
Giuseppe De Mattia ha realizzato un’installazione multimediale con fotografie, object trouvés e suoni campionati, tutti provenienti dall’ex Cantina Sociale.
La mostra si completava con i risultati del workshop progettuale e con le installazioni a cura dei curatori, tra cui la proiezione della
mappa di geophototagging sui socialnetwork e un "tetto" di cartoline fluttuanti che il visitatore ha potuto far proprie allungando la mano, rubando un attimo di storia ai luoghi che esse raffigurano per portarlo con sé.